La Sardegna viene spesso definita una farmacia a cielo aperto e non a caso poiché la sua flora endemica, cioè le piante che qui crescono e prolificano spontaneamente, vanta un incredibile potere curativo. La natura sarda, infatti, che è stata temprata per millenni da difficili condizioni ambientali in cui sopravvivere ha dovuto sviluppare una forza fuori dall’ordinario per resistere al caldo, ai venti, alla mancanza di acqua e a elevati sbalzi termici. Le specie che sono pervenute sino a noi, in virtù di queste prove, sono dunque molto resistenti e contengono una percentuale di principi attivi superiore alla media di tutto il bacino mediterraneo. Le sostanze che si possono estrarre dalle radici, dal fusto, dalle foglie e dai fiori della vegetazione del luogo sono note alle janas, minute fate delle leggende sarde, da tempi immemori e sono utilizzate per trattare il malessere ancora prima dell’avvento della medicina officiale sotto forma di aromi, oli, spezie per la cucina ma anche infusi, decotti, tisane, tinture, polveri e unguenti. Esistono originali ricette dalle proprietà miracolose che sono custodite in segreto da antiche famiglie che tramandano questo sapere solo oralmente e che oggi attirano l’attenzione di importanti istituti di ricerca che tuttavia non riusciranno mai a carpire quello rimarrà un misterioso rito popolare fatto di preparati, preghiere e canti ma soprattutto da un senso di solidarietà reciproca che prevede l’elargizione della guarigione a titolo gratuito.
Il solo atto di respirare in Sardegna assume, dunque, un significato sacrale poiché permette di entrare in contatto con essenze profumatissime sprigionate da piante selvatiche sparse su tutto il territorio laddove gli aromi che passano dal naso stimolano direttamente il cervello e arrivano all’anima riuscendo a influenzare il sistema nervoso, a modificare le emozioni e di conseguenza l’umore. Esiste perciò un vero motivo per cui l’isola crea dipendenza.